Referendum 8 e 9 giugno, affluenza bassa e tensione politica: la sfida del quorum


Oggi e domani oltre 51 milioni di italiani sono attesi alle urne per esprimersi su cinque quesiti referendari. I temi sono concreti, pungono: licenziamenti, appalti, sicurezza sui cantieri, contratti a tempo e cittadinanza.

Il meccanismo è quello classico dell’abrogativo: serve il 50%+1 degli aventi diritto perché il voto sia valido. Una soglia che la storia recente ha reso più simbolica che concreta. Eppure, le fratture politiche sono nette: maggioranza e opposizioni si contendono la scena a colpi di appelli, silenzi strategici e hashtag.

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Si vota oggi fino alle 23 e lunedì mattina. Già nel 2011 si votò in due giorni, e fu l’ultima volta in cui un referendum superò il quorum. Oggi, a giudicare dai primi dati sull’affluenza e dal clima generale, le probabilità che accada di nuovo sono scarse. Il contesto è frammentato, l’interesse tiepido, e la partecipazione è tutt’altro che scontata.

Voto ai referendum: come sta andando la prima giornata alle urne

Alle 12 di domenica 8 giugno, solo il 7,4% degli elettori si è recato alle urne per votare al referendum. Un dato desolante, soprattutto se confrontato con il 2011, quando alla stessa ora si era già recato alle urne l’11,6%. Un divario che racconta molto più di una semplice flessione.

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La differenza di affluenza tra regioni è significativa: alle 12 ha votato circa il 10,9% in Emilia-Romagna e solo il 4,4% in Calabria. Proporzioni simili si riscontrano in tante province: per esempio in Lombardia (Milano) oltre il 9%, mentre in Campania il dato è sotto il 6%. Il totale nazionale, del resto, rimane lontano dal quorum necessario (almeno 50%+1) per la validità dei referendum.

Anche i sondaggi pubblicati nelle settimane precedenti non promettevano nulla di esaltante: le stime oscillavano tra il 32% e il 38% di affluenza, ma i numeri reali del primo giorno sono persino più bassi.

Gli appelli dei politici: da Emma Bonino a Conte

Nel corso della mattinata, diversi esponenti politici hanno cercato di smuovere l’elettorato con messaggi affidati ai social. Laura Boldrini ha parlato di “dovere civico”, legando il voto al futuro dei giovani. Emma Bonino ha fatto appello alla responsabilità democratica, ricordando che “il voto è un diritto e non potevo mancare”. Giuseppe Conte, da Palazzo Chigi, ha scelto parole più nette: “la democrazia si nutre di partecipazione”. Tutti, al netto delle posizioni, hanno cercato di scuotere un clima apatico.

Nel frattempo, dai seggi arrivano segnalazioni di irregolarità. Angelo Bonelli denuncia che in alcuni Comuni, dove si vota anche per i ballottaggi amministrativi, i presidenti di seggio chiedono agli elettori se intendano votare pure ai referendum. Una prassi che definisce “un abuso”. A Taranto, il Partito Democratico ha inviato una segnalazione ufficiale per pratiche analoghe, giudicate “in contrasto con il manuale operativo”.





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