L’industria manifatturiera italiana continua a navigare in acque agitate. Secondo l’HCOB Italy Manufacturing PMI indice previsionale, a maggio 2025 l’indice è sceso a 49,2 da 49,3 di aprile, segnalando una lieve contrazione dell’attività produttiva.
Nonostante un timido aumento della produzione, il primo in oltre un anno, sostenuto da una modesta ripresa della domanda estera, soprattutto dall’Europa, i nuovi ordini sono calati per il 14° mese consecutivo, anche se a un ritmo più lento.
Le sfide strutturali persistono: l’incertezza sull’export si aggrava con l’annuncio di Trump di dazi al 50% sull’acciaio, in assenza di un accordo commerciale con l’UE. A ciò si aggiunge il cronico problema italiano dell’alto costo dell’energia, senza soluzioni imminenti all’orizzonte. Sul fronte occupazionale, il calo dei posti di lavoro rallenta, ma non si arresta, mentre acquisti e scorte diminuiscono a causa della debole domanda interna.
Positivo il calo dei costi delle materie prime, il più marcato da inizio 2024, che ha ridotto i costi di input, mentre i prezzi di output sono rimasti stabili. Migliorano anche i tempi di consegna dei fornitori, al ritmo più veloce dell’ultimo anno.
Ecco il grafico dell’indice previsionale manifatturiero italiano.
Nonostante le difficoltà, le imprese italiane guardano al futuro con cauto ottimismo, spinte da speranze di miglioramento delle condizioni di mercato, inflazione in calo e possibili tagli dei tassi da parte della BCE. Del resto, visto che nell’ambiente europeo si può fare ben poco
Tuttavia, le tensioni commerciali globali restano un rischio significativo. L’industria italiana deve affrontare un contesto complesso, dove la resilienza sarà cruciale per superare le incertezze e rilanciare la crescita.
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