cosa succede se vince il sì, tutele dei lavoratori e risarcimenti


L’8 e il 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati a votare su cinque quesiti referendari che toccano temi cruciali: diritto del lavoro, tutele contro i licenziamenti illegittimi, sicurezza nei luoghi di lavoro e cittadinanza italiana. Se prevarrà il “Sì”, potrebbero cambiare in modo significativo le regole per i contratti, i licenziamenti e i risarcimenti. Scopriamo nel dettaglio cosa prevede ogni quesito e cosa potrebbe cambiare per lavoratori e imprese, soprattutto le PMI.

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I cinque quesiti referendari in programma

I quesiti referendari riguardano:

  1. Licenziamento e reintegro per chi è stato assunto con il contratto a tutele crescenti.
  2. Indennità per licenziamento illegittimo nelle piccole imprese.
  3. Causalità dei contratti a termine.
  4. Responsabilità per la sicurezza sul lavoro in caso di appalto.
  5. Requisiti per la cittadinanza italiana.

Vediamoli nel dettaglio.

Licenziamenti illegittimi e diritto al reintegro

Il quesito 1 propone di abrogare parte del Jobs Act (D. Lgs. 23/2015) per ripristinare il diritto al reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Attualmente, i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 in aziende con più di 15 dipendenti non possono essere reintegrati, anche se un giudice riconosce che il licenziamento è ingiusto. La norma prevede soltanto un indennizzo economico.

Il referendum mira a ripristinare la reintegra per tutti, indipendentemente dalla data di assunzione, estendendo un diritto che oggi è negato a oltre 3,5 milioni di lavoratori. In caso di vittoria del Sì, il giudice potrebbe nuovamente ordinare la riassunzione del dipendente.

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Indennizzo per licenziamenti nelle piccole imprese

Il quesito 2 riguarda le aziende con meno di 16 dipendenti, dove l’attuale normativa limita il risarcimento massimo a 6 mensilità in caso di licenziamento illegittimo. Il referendum propone di eliminare questo tetto, lasciando al giudice la possibilità di valutare liberamente l’indennizzo.

Il nuovo sistema terrebbe conto di fattori come:

  • Anzianità di servizio
  • Dimensioni aziendali
  • Condizioni familiari del lavoratore
  • Comportamento del datore di lavoro

Questo intervento introdurrebbe un forte deterrente contro i licenziamenti abusivi, riducendo la tentazione di utilizzarli per motivi economici o disciplinari pretestuosi.

Contratti a termine: ritorna l’obbligo di causale

Il quesito 3 punta a ripristinare l’obbligo di causale per i contratti a tempo determinato. Oggi, infatti, i primi 12 mesi possono essere stipulati senza alcuna motivazione, favorendo forme di precariato a basso costo.

Se vincesse il Sì, tornerebbe l’obbligo per le aziende di specificare la causa alla base del contratto a termine fin dal primo giorno. L’obiettivo è ridurre la precarietà e incentivare le assunzioni stabili, soprattutto per giovani e lavoratori meno tutelati.

Sicurezza sul lavoro e responsabilità dei committenti

Il quesito 4 tocca un tema drammatico: la sicurezza nei luoghi di lavoro. La proposta vuole estendere la responsabilità anche ai committenti, non solo agli appaltatori, in caso di incidenti sul lavoro.

Oggi, i committenti rispondono solo dei rischi generici, ma non di quelli specifici legati all’attività svolta. Con il Sì, la responsabilità diventerebbe solidale: anche grandi aziende che affidano appalti a terzi dovrebbero garantire che gli standard di sicurezza siano rispettati.

Questo potrebbe limitare il ricorso a subappalti a basso costo e favorire una maggiore attenzione alla prevenzione degli incidenti.

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Cittadinanza italiana: da 10 a 5 anni

Il quesito 5, l’unico non legato al lavoro, propone di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per uno straniero maggiorenne per richiedere la cittadinanza italiana.

L’obiettivo è semplificare e accelerare il percorso di integrazione, favorendo una maggiore partecipazione civica di chi vive e lavora stabilmente in Italia.

Cosa cambia per le imprese

Le modifiche proposte potrebbero incidere fortemente sui costi del lavoro, specialmente per le piccole e medie imprese. Se vincesse il Sì:

  • I rischi legati ai licenziamenti aumenterebbero, con l’impossibilità di conoscere a priori l’entità dell’indennizzo.
  • I contratti a termine diventerebbero più complessi da gestire, soprattutto per esigenze stagionali o di breve durata.
  • Le aziende committenti di appalti dovrebbero garantire maggiore vigilanza, anche sulle condizioni operative dei subappaltatori.

Tuttavia, il rafforzamento delle tutele potrebbe anche generare effetti positivi:

  • Stabilità occupazionale
  • Riduzione del contenzioso giudiziario
  • Miglior clima aziendale
  • Aumento della produttività legata alla fidelizzazione dei dipendenti

Perché è importante votare

Il referendum del 2025 rappresenta un’opportunità per rivedere alcuni aspetti critici della riforma del lavoro, avviata con il Jobs Act. Le modifiche proposte mirano a riequilibrare il rapporto tra aziende e lavoratori, garantendo maggiori diritti a chi oggi è più esposto alla precarietà e all’arbitrarietà nei licenziamenti.

Partecipare al voto significa contribuire a disegnare il futuro del mercato del lavoro italiano, con effetti concreti su milioni di persone.

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