Umbria il futuro si allontana: in tre mesi ha perso più di mille imprese. Aumentano crisi e fallimenti


Il dato non sorprende: nel primo trimestre 2025 il dato sulle imprese umbre segna -1.079. Anni di politiche sbagliate, di risorse spese male e di previsioni sballate. Il tutto in un silenzio totale che si può spiegare in due modi: compiacenza o rassegnazione. Basta andare a vedere i commenti dei rappresentanti istituzionali degli ultimi cinque anni per provare a trovare la risposta. La verità è soltanto una: il tessuto imprenditoriale umbro è sfilacciato, indebolito e sempre più povero. Il report “Cruscotto congiunturale” elaborato dal Centro studi delle Camere di Commercio fotografa una regione in cui, anche nei primi tre mesi del 2025, le imprese che chiudono superano di gran lunga quelle che nascono. Il saldo tra iscrizioni (1.357) e cessazioni (2.436) è negativo per 1.079 unità. Un quadro che evidenzia la debolezza dell’economia regionale. Basta vedere un dato del report: l’indicatore più rilevante – quello delle nuove iscrizioni – segna un -1,8%, a fronte di un +2,9% a livello nazionale. Significa semplicemente che fare impresa in Umbria è molto più difficile che nel resto d’Italia. Numeri così evidenti, già emersi negli ultimi anni, che sono passati nell’indifferenza della politica locale e regionale con Associazioni di Categoria, sindaci e amministratori regionali attenti più a singoli bandi (vezzo ancora dominante) piuttosto che al quadro complessivo della comunità regionale. Le cessazioni sono sempre di più:1.093 per le ditte individuali, 254 per le società di capitali e 194 per quelle di persone. Il saldo resta, quindi, negativo in tutte le categorie. I settori tradizionali arrancano: nel turismo si registrano 81 nuove iscrizioni a fronte di 91 cessazioni, con un saldo negativo di -10. L’agricoltura va peggio: 130 aperture contro 257 chiusure, pari a -127. Il commercio conta 201 nuove imprese, ma ben 389 cessazioni: il saldo è di meno 188. Anche le costruzioni segnano un arretramento: 190 nuove iscrizioni, 237 cessazioni. L’unico comparto con saldo positivo è quello di assicurazioni e credito: 64 aperture contro 52 cessazioni. Ma c’è un ulteriore dato allarmante, riguarda le procedure concorsuali. L’Umbria ha registrato 122 nuove procedure (fallimenti, crisi, concordati), in crescita dell’88,7% rispetto al primo trimestre 2024; tra i fallimenti, il numero più alto riguarda le società di capitale (27 casi), imprese individuali e altre forme. Le crisi d’impresa sono state 46 con 37 casi tra le società di capitale (+42,3%) e un aumento marcato anche per le imprese individuali (+50%). Non è dunque solo il piccolo a cedere: a soffrire sono aziende di ogni dimensione e forma giuridica, spesso in comparti chiave. Segno di un indebolimento trasversale, che mette a rischio l’intero sistema produttivo regionale. Nonostante il drammatico quadro emerso ci sono due segnali positivi: crescono le imprese guidate da under 35 e si fa avanti l’imprenditoria femminile che segna un +9,6% regionale, contro un calo dell’ 1,3% in Italia.



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