Luci ed ombre della (nuova) riforma fiscale di Trump


La riforma fiscale voluta dal presidente USA Donald Trump e recentemente approvata alla Camera del Congresso USA altro non è che una forte implementazione di quanto già  approvato nel 2017 sotto la prima amministrazione Trump. Un progetto che prevede quasi 3.000 miliardi di dollari di tagli sia nella spesa pubblica che nel settore fiscale. Ma tutto questo potrebbe avere forti conseguenze per economia e mercati. Quali? A fare un quadro della situazione è Salvatore Scarano trader e fondatore di Voltcharts.

Cosa prevede la riforma fiscale che in queste ore sta affrontando il voto del Congresso? Per quale motivo è temuta da mercati e investitori?

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«La riforma fiscale di Donald Trump, formalmente conosciuta come il “Tax Cuts and Jobs Act” (TCJA), è stata approvata dal Congresso degli Stati Uniti e firmata in legge il 22 dicembre 2017. Questa riforma ha rappresentato la più significativa revisione del codice fiscale statunitense dagli anni ’80, e ha avuto una vasta gamma di implicazioni per individui, aziende e mercati finanziari. È una riforma, questa, approvata durante il primo mandato di Trump, nel 2017 appunto, implementata da altri pacchetti di riforme che dovrebbero aumentare il deficit di 4.000 miliardi di dollari nel 2026.

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13 Maggio 2025

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I cambiamenti all’attuale assetto fiscale degli Stati Uniti che la riforma Trump introdurrebbe sono:

1) Riduzione delle aliquote fiscali per le Imprese. Uno dei cambiamenti più significativi introdotti dalla riforma fiscale di Trump è stata la riduzione dell’aliquota fiscale sulle società dal 35% al 21%. Questo cambiamento è stato progettato per rendere le aziende statunitensi più competitive a livello globale e per incoraggiare gli investimenti interni. La riduzione dell’aliquota ha avuto l’effetto immediato di aumentare i profitti aziendali, con ripercussioni positive sui prezzi delle azioni.

2) Modifiche alle aliquote fiscali individuali. La riforma ha anche ridotto le aliquote fiscali per la maggior parte degli individui. Le sette fasce di reddito sono state mantenute, ma le aliquote sono state abbassate. Ad esempio, l’aliquota massima è stata ridotta dal 39,6% al 37%. Questi cambiamenti hanno aumentato il reddito disponibile per molti contribuenti, potenzialmente stimolando la spesa al consumo.

3) Raddoppiamento della deducibilità standard. La riforma ha raddoppiato la deducibilità standard, portandola a 12.000 dollari per i singoli e a 24.000 dollari per le coppie sposate. Questo cambiamento ha semplificato il processo di dichiarazione dei redditi per molti contribuenti, riducendo la necessità di dettagliate detrazioni.

4) Eliminazione o limitazione di alcune detrazioni. Alcune detrazioni fiscali sono state eliminate o limitate. Ad esempio, la deduzione per le tasse statali e locali (SALT) è stata limitata a 10.000 dollari. Questa modifica ha avuto un impatto particolare sui contribuenti in stati con tasse elevate, come New York e California.

5) Modifiche ai benefici fiscali per le Imprese. La riforma ha anche introdotto nuovi benefici fiscali per le imprese, come l’ammortamento immediato del 100% per alcuni beni capitali. Questo ha incentivato le aziende a investire in nuovi macchinari e attrezzature, stimolando la crescita economica».

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Quali potrebbero essere le conseguenze sui listini USA e sull’economia a stelle e strisce?

«La riduzione dell’aliquota fiscale sulle società ha avuto un effetto immediatamente positivo sui prezzi delle azioni. Con più profitti a disposizione, molte aziende hanno aumentato i dividendi e avviato programmi di riacquisto di azioni proprie, il che ha contribuito a sostenere i prezzi delle azioni. Inoltre, l’aumento degli investimenti aziendali ha potenziato la crescita economica, alimentando ulteriormente il mercato azionario.

Altro conseguenza, lo stimolo alla spesa dei consumatori. Le riduzioni delle aliquote fiscali individuali e l’aumento del reddito disponibile hanno stimolato la spesa dei consumatori. Questo aumento della domanda ha beneficiato vari settori, in particolare quelli legati ai beni di consumo e ai servizi, contribuendo a una maggiore crescita economica e sostenendo i mercati azionari.

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Ma la riforma fiscale ha anche aumentato significativamente il deficit e il debito pubblico degli Stati Uniti. Le riduzioni fiscali hanno ridotto le entrate del governo, mentre le spese non sono state ridotte in modo corrispondente. Questo aumento del debito potrebbe, a lungo termine, comportare rischi per i mercati finanziari, come l’aumento dei tassi di interesse e l’inflazione. Da considerare anche il rischio di bolle speculative. L’aumento dei prezzi delle azioni e degli investimenti in beni capitali ha sollevato preoccupazioni riguardo alla possibilità di bolle speculative. Se i prezzi degli asset aumentassero troppo rapidamente, potrebbe verificarsi una correzione del mercato, con conseguenze negative per l’economia e i mercati finanziari.

Sotto osservazione anche l’impatto sui tassi di interesse. L’aumento del deficit pubblico potrebbe portare a un innalzamento dei tassi di interesse, poiché il governo potrebbe dover offrire rendimenti più elevati per attrarre investitori. Tassi di interesse più alti potrebbero rallentare la crescita economica e ridurre la liquidità disponibile nei mercati finanziari, con potenziali effetti negativi sui prezzi delle azioni e altri asset».

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Quali sono, quindi, le considerazioni che si possono fare su questa riforma? 

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«In sintesi, la riforma fiscale di Trump ha avuto un impatto significativo e complesso sui mercati finanziari. Se da un lato ha stimolato la crescita economica e aumentato i prezzi delle azioni a breve termine, dall’altro ha sollevato preoccupazioni riguardo alla sostenibilità del deficit e del debito pubblico a lungo termine. Gli investitori e i responsabili politici dovranno monitorare attentamente questi sviluppi per mitigare i potenziali rischi e massimizzare i benefici derivanti dalle modifiche fiscali».


FOTO: shutterstock





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