le associazioni di categoria chiedono depenalizzazione e dilazione dei pagamenti per le imprese moda


Depenalizzazione del reato di indebita compensazione e una più ampia dilazione dei termini di restituzione, spalmata su un periodo di almeno dieci anni, per le imprese del settore moda coinvolte nel riversamento dei crediti d’imposta Ricerca & Sviluppo.

A chiederlo sono CNA, Confartigianato e Confindustria, per voce dei rispettivi Presidenti Emiliano Tomassini, Lorenzo Totò e Fabrizio Luciani.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Le attuali scadenze previste dal Decreto-Legge n. 25 del 14 marzo 2025 – che ha riaperto i termini per il riversamento spontaneo, senza sanzioni né interessi – non sono sufficienti a tutelare la tenuta economica delle aziende. Le imprese possono aderire alla procedura entro il prossimo 3 giugno, versando in un’unica soluzione o in tre rate annuali (con scadenze 3 giugno 2025, 16 dicembre 2025 e 16 dicembre 2026). Ma questa possibilità, presentata dal MIMIT come misura di sostegno, rischia di rivelarsi insostenibile per molte realtà produttive.

«Nel Fermano – sottolineano i vertici associativi – sono coinvolte numerose imprese che realizzano calzature a marchio proprio, componentistica come suole e fondi, ma anche pelletteria. Parliamo di richieste di riversamento che possono arrivare fino a 1 milione di euro. In una congiuntura così complessa, questo significa spingere verso la chiusura aziende sane, che hanno investito in innovazione e spesso ottenuto certificazioni all’epoca ritenute idonee dal Ministero».

Il credito oggetto di riversamento riguarda le attività di R&S maturate tra il 2015 e il 2019 e utilizzate in compensazione fino al 22 ottobre 2021. Eppure, nonostante le interlocuzioni in corso da mesi tra associazioni, Regione Marche, Camera di Commercio e Ministero, nessuna delle proposte avanzate – tra cui anche l’ipotesi di un saldo e stralcio al 50%, che resta per le associazioni la soluzione più percorribile – è stata finora accolta.

A preoccupare maggiormente è il rischio penale. In caso di utilizzo di crediti superiori a 50.000 euro annui, scatta infatti il reato di indebita compensazione di crediti non spettanti, con pene da 1 anno e 6 mesi fino a 6 anni di reclusione. Una situazione che le imprese vivono con crescente ansia, e che richiede un intervento normativo urgente per scongiurare effetti devastanti sul tessuto produttivo locale. Senza dimenticare, inoltre, le imprese che hanno effettuato il riversamento ad ottobre, per le quali CNA, Confartigianato e Confindustria propongono di prevedere una sorta di agevolazione sotto forma di credito di imposta.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Si rinnova dunque l’appello al Governo affinché sostenga concretamente le imprese con misure più eque e sostenibili: nessuna penalizzazione per chi ha agito in buona fede, e un piano di restituzione più lungo, compatibile con la capacità reale delle aziende di far fronte agli obblighi senza compromettere la continuità aziendale.



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