Imprese italiane, un avvio d’anno segnato da un trend negativo


Il primo trimestre del 2025 conferma una dinamica complessa per l’imprenditoria italiana. I dati relativi a nuove aperture e chiusure d’impresa delineano un contesto ancora fragile, nel quale i segnali di tenuta si intrecciano con alcune evidenze che destano preoccupazione.La fotografia che emerge restituisce l’immagine di un sistema produttivo che, pur provando a rigenerarsi, continua a scontare le difficoltà strutturali e l’incertezza del quadro economico.

Secondo i dati dell’Osservatorio Creditsafe, tra gennaio e marzo 2025 sono nate 81.290 nuove imprese, in calo dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le cessazioni, pari a 112.150, mostrano una flessione del 13%, ma restano comunque superiori alle aperture, determinando un saldo negativo di 30.860 imprese. Per il terzo anno consecutivo, il tessuto imprenditoriale italiano registra nel primo trimestre una contrazione netta.

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Un’economia in lieve ripresa, ma ancora fragile

In parallelo, le stime dell’ISTAT indicano per il primo trimestre una crescita congiunturale del PIL pari allo 0,3%, mentre su base annua l’incremento si attesta allo 0,6%. Si tratta di segnali positivi, seppur moderati, che suggeriscono una ripresa graduale dell’attività economica nazionale, sostenuta principalmente dal settore dei servizi e, in misura minore, dal recupero dell’industria.

Tuttavia, il miglioramento del quadro macroeconomico non sembra ancora tradursi in una ripresa significativa della fiducia imprenditoriale. Ad aprile 2025, l’ISTAT segnala una nuova contrazione dell’indice di fiducia delle imprese, che scende a 95,2, in calo anche rispetto a marzo, mentre la fiducia dei consumatori arretra a 91,5.

Il deterioramento del clima economico percepito si fa sentire soprattutto nel commercio al dettaglio e nei servizi, comparti già protagonisti di forti chiusure. In un simile contesto, è comprensibile che molti imprenditori rinuncino ad avviare nuove attività o rimandino investimenti strutturali.

Questo contesto contribuisce a spiegare la prudenza con cui si avviano nuove attività economiche, soprattutto in settori tradizionalmente più esposti alla domanda interna.

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Distribuzione territoriale: tenuta al Nord, mentre il Sud non accenna segnali di ripresa

Il Nord-Ovest si conferma il principale polo imprenditoriale, concentrando il 30% delle nuove aperture e il 27% delle chiusure. Anche il Nord-Est mantiene un certo equilibrio, registrando di fatto il 22% per entrambe le voci.

Il quadro è meno positivo per il Sud e le Isole, che registrano il calo più marcato nelle nuove iniziative imprenditoriali (rispettivamente -15% e -17% rispetto al primo trimestre del 2024).

Al contrario, il Centro e le Isole mostrano una diminuzione significativa delle cessazioni (-19% rispetto al 2024), segnale che potrebbe indicare un rallentamento del processo di uscita, ma non necessariamente un recupero sul fronte della vitalità imprenditoriale.














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Modelli d’impresa: micro e individuali ancora protagoniste

Sul piano dimensionale, le imprese individuali rappresentano il 70% delle nuove aperture e il 68% delle chiusure. Sono l’unica forma giuridica a segnare una lieve crescita rispetto al 2024 (+1%), a dimostrazione della centralità del lavoro autonomo nel panorama economico italiano.

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Le microimprese restano la tipologia dominante, sia tra le nuove costituzioni (72%) che tra le cessazioni (92%), confermando una struttura produttiva ancora frammentata. Le piccole e medie imprese, invece, mostrano segnali di forte criticità: le nuove aperture in questo segmento sono crollate dell’82% rispetto all’anno precedente, un dato che rispecchia una tendenza già evidente nel 2023.

Analizzando nel dettaglio le piccole imprese, è evidente una forte vulnerabilità rispetto a tutti gli altri segmenti dimensionali: per ogni nuova apertura si registrano quasi quattro chiusure, con un rapporto pari a 3,9. È un dato significativo, che enfatizza le difficoltà di tenuta in un segmento che rappresenta una parte consistente dell’economia diffusa.

Colpisce inoltre la forte contrazione in questo trimestre delle chiusure nel cluster medie imprese (-34%), che potrebbe suggerire una fase di consolidamento o semplicemente una selezione più lenta e costosa nel segmento delle imprese strutturate.


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I settori più esposti: commercio e costruzioni in affanno

Analizzando i dati sui settori, il commercio e le costruzioni rimangono i comparti più attivi in termini assoluti (19% delle aperture ciascuno), ma sono anche tra i più colpiti dalle chiusure (rispettivamente 23% e 16%). È un segnale chiaro: in questi ambiti l’instabilità è alta, e il ricambio tra entrate e uscite è molto rapido. I settori più tradizionali appaiono particolarmente in sofferenza: la manifattura, il commercio e il trasporto presentano un rapporto tra cessazioni e nuove aperture pari a 1,8, indicando un equilibrio molto precario caratterizzato da una nuova realtà imprenditoriale ogni quasi due chiusure.

Un dato interessante riguarda le attività professionali, che mostrano un tasso di natalità superiore alla media (3%) e un saldo positivo tra nuove aperture e chiusure aziendali (+1.561 unità e in aumento del +7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), un caso isolato tra i comparti principali. Questo trend è sostenuto dalla crescente domanda di servizi specializzati e consulenze, in un contesto economico che richiede competenze sempre più specifiche.

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Segue il settore finanziario, che sorprende con un aumento delle aperture del 18% rispetto al 2024, contro una media generale in calo dell’11%, e un saldo positivo che favorisce la crescita del segmento con +751 aziende attive, dato nettamente in miglioramento rispetto al 2024 in cui il bilancio invece era negativo. Questo fenomeno riflette l’espansione dei servizi finanziari digitali e l’interesse crescente per soluzioni innovative in ambito fintech. La digitalizzazione e l’adozione di nuove tecnologie stanno trasformando il panorama finanziario, creando opportunità per nuove imprese e start-up. È un segnale di come l’economia dei servizi qualificati e ad alto valore aggiunto stia trovando spazi di crescita anche in una fase di generale rallentamento.







I risultati in sintesi

Il primo trimestre del 2025 conferma una fase di assestamento per l’imprenditoria italiana. Il sistema resta dinamico in alcune nicchie, ma il saldo complessivo rimane negativo. I dati suggeriscono che le condizioni generali stanno migliorando, ma la risposta delle imprese è ancora cauta.

Il tessuto produttivo continua a poggiare sulle microimprese e sul lavoro autonomo, mentre le realtà di dimensioni maggiori faticano a rilanciare. I settori tradizionali soffrono, mentre quelli più legati ai servizi professionali e finanziari mostrano una discreta vitalità.

Il 2025 si apre, dunque, come un anno di transizione. Per invertire il trend e ricostruire un saldo positivo, sarà cruciale sostenere la crescita delle imprese più strutturate, favorire l’accesso al credito e rafforzare la fiducia nel sistema economico.


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In collaborazione con Creditsafe Italia



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