A Firenze si visitano per la prima volta nella storia i giardini di Villa La Quiete


Per la prima volta nella sua secolare storia, questo fine settimana apre al pubblico il giardino di Villa La Quiete, voluto nel Settecento dall’elettrice palatina Anna Maria Luisa de’ Medici ad ornamento del Conservatorio femminile di Villa La Quiete alle Montalve, in cui era stata educata. Ultimo dei grandi  giardini medicei quello della Quiete, che parteciperà il 7 e 8 giugno all’edizione 2025 di «Appuntamento in giardino» promossa da Apgi-Associazione Parchi e Giardini d’Italia, è fruibile anche nei weekend dal 24 maggio al 26 ottobre grazie a visite guidate prenotabili online.

Interamente restaurato dall’Università di Firenze (Villa La Quiete appartiene alla Regione Toscana ed è valorizzata dal Sistema Museale di Ateneo), il parco ha goduto di un finanziamento di 1.725.402,40 euro del Ministero della Cultura realizzato con fondi dell’Unione Europea nell’ambito del programma #NextGenerationEU (Pnrr-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). I lavori sono iniziati nel 2023. Il progetto è stato firmato dallo studio pistoiese Franchi+Associati con Giorgio Galletti, che insieme hanno riqualificato anche altri due importanti giardini tra i 12 finanziati in Toscana dal Pnrr per un importo complessivo di 17.738.730,26 euro: quello di Villa Corsi Salviati a Sesto Fiorentino (778.604,96 euro) e il Giardino Pfanner di Lucca (772.510,00 euro).

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«Benché nel caso della Quiete la direzione lavori l’abbia fatta l’Università, io ho fornito una consulenza di tipo prevalentemente estetico, dato che ho dedicato a questo giardino anni e anni di studi» precisa Galletti. «Si tratta infatti di una vera “capsula del tempo”, un caso eccezionale, praticamente unico in Italia, di giardino conservato ab origine. L’unico altro è il Giardino Bonaccorsi a Potenza Picena, nelle Marche, rimasto come era nel 1700. Per il resto, i veri giardini all’italiana sono spariti tutti, e quelli che abbiamo sono un’invenzione degli anni ’30 fatta sostanzialmente dagli inglesi. Si tratta quindi di finti giardini all’italiana, non a caso detti in inglese “italianate”».

Sorta su proprietà medicee, Villa La Quiete fu ristrutturata nel 1627 da Cristina di Lorena, che fece anche dipingere da Giovanni da San Giovanni l’affresco della loggia con La Quiete che domina i venti (1632). Successivamente il complesso fu acquisito dalla nobildonna Eleonora Ramirez de Montalvo, che lo trasformò in sede della congregazione laica da lei fondata, le Montalve o Minime Ancelle della Ss. Trinità, dedita all’educazione delle fanciulle nobili. Tornata a Firenze alla morte del marito, l’ultima dei Medici,  Anna Maria Luisa, vi si stabilì nel 1723, creandone il giardino.

«Si tratta di un giardino formale sulla falsariga di quello della Villa di Castello continua Galletti. Per nostra fortuna, l’archivio delle Montalve si è conservato nei secoli, perciò esistono ancora i disegni originali e sappiamo con esattezza quali lavori venivano eseguiti giorno per giorno, perfino quanti bossi e lecci venivano piantati. Come accade nella tradizione medicea e più in generale nel giardino antico, la dimensione produttiva coesisteva con quella estetica, e infatti alla Quiete ci sono 16 riquadri coltivati ad albero da frutta e seminativi, oltre a un terrazzo, una grotta, un giardino di fiori e una ragnaia con spalliere prevalentemente di lecci, l’unica a essersi conservata intatta in Toscana dalle origini. Usate per l’uccellagione con rete, le ragnaie erano boschetti perfettamente formali, tanto che alla Quiete ci sono anche due cabinet, cioè due “stanze” di verzura con delle sedute, la Sala Ottagona e la Sala Regia, dove si poteva prendere il fresco. Le ragnaie di Boboli ad esempio non sono originali, ma furono ripiantate proprio su modello della Quiete, che peraltro conserva una bella collezione di agrumi di un centinaio di vasi. La vera fortuna di questo giardino è di essere rimasto in mano a un istituto religioso, mentre quelli statali hanno subito moltissime modifiche quando i palazzi sono diventati regge. Come dimostrano le due fontane, della Samaritana e del Noli me tangere, alla Quiete era presente anche una simbologia religiosa».

Ma che cosa ha spinto il MiC a investire proprio sui giardini? «È stata una novità a livello europeo, cui ha dato un grande contributo la stessa Apgi conclude Galletti. Certo i requisiti di accesso ai fondi Pnrr erano tantissimi e riguardavano tanto l’importanza storica quanto lo studio della vegetazione o il degrado dei materiali, ma i giardini finanziati sono stati comunque 134 per un totale di quasi 290 milioni. Un aspetto molto importante è stata l’istituzione di corsi per “giardinieri d’arte” specializzati nel parco e giardino storico, dato che uno dei problemi chiave è proprio la gestione e manutenzione nel tempo». 

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