«Piano casa da 300 miliardi»


Un “piano casa” da 300 miliardi di euro sino al 2030, con fondi pubblici e privati. La richiesta è stata presentata ieri alla Commissione europea dai “Sindaci per la casa”, una delegazione di 15 primi cittadini delle grandi città europee. Queste risorse dovrebbero arrivare da «sovvenzioni, prestiti, finanziamenti privati, finanziamenti comunali, finanziamenti statali» ha spiegato Roberto Gualtieri.

Non solo soldi, però, ma anche una sorta di replica del Rearm Europe, finalizzato però alla costruzione di nuove abitazioni. La proposta dei sindaci, ha aggiunto Gualtieri, è di allargare a progetti di edilizia abitativa «la clausola di salvaguardia nazionale, attualmente attivata da 16 Paesi per le spese della difesa». Insomma, “scorporare” gli investimenti per la casa dal patto di stabilità, con i suoi vincoli piuttosto stretti, specie per un Paese indebitato come l’Italia. In sostanza, una sorta di manovra come quella avanzata da Bruxelles in epoca Covid. D’altronde, il tema è grosso: tra il 2015 e il 2024 i prezzi delle case sono aumentati di oltre il 55% (fonte Eurostat), colpito soprattutto nelle grandi città. Per dare un’idea, i 15 sindaci “alleati” stimano che su 300 miliardi necessari per un piano casa europeo, 80 miliardi siano da destinare a loro.

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I RIBASSI D’ASTA
L’altra proposta, anticipata mercoledì da Gualtieri, è di indirizzare le risorse che arriveranno dai ribassi d’asta del Pnrr in un piano d’emergenza per l’Erp (edilizia residenziale popolare) e l’Ers (edilizia residenziale sociale, rivolta al ceto medio).

Il dossier con tutte le proposte è stato consegnato prima a Raffaele Fitto (commissario alla Coesione e alle Riforme), poi ai commissari Teresa Ribera (Transizione ecologica) e Dan Jørgensen (Politiche abitative). Sarà poi la Commissione a formulare un piano. A livello di Parlamento Ue, invece, la palla è in mano alla dem Irene Tinagli (a capo della commissione per le Politiche abitative), che si è presa un anno di tempo per mettere nero su bianco delle proposte. Tra le ipotesi in ballo c’è anche quella di togliere le restrizioni imposte da Bruxelles agli aiuti di Stato in favore delle imprese che operano nell’edilizia. Intanto, però, il dossier dei sindaci ha incontrato il benestare del centrosinistra di casa a Bruxelles. Per Nicola Zingaretti «la casa deve essere la priorità assoluta. Serve più edilizia popolare e più alloggi accessibili. E l’Europa deve fare la sua parte con più risorse». Mentre l’ex sindaco di Firenze (oggi eurodeputato dem) Dario Nardella ha presentato uno studio sul tema degli affitti brevi, che nelle città hanno ridotto parecchio gli alloggi. «Nel 2023 si sono registrati 719 milioni di pernottamenti via piattaforme, con una crescita del 20% sull’anno precedente» ha spiegato Nardella, chiedendo una direttiva sul tema che metta dei paletti, distinguendo ad esempio gli host professionali dagli altri, dando alle città la possibilità di mettere dei tetti ai b&b in alcune zone e introducendo standard minimi di sicurezza, igiene e accessibilità, con misure contro la discriminazione digitale (ad esempio la prenotazione immediata e gli ospiti anonimi).

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