Si presentavano come dirigenti e funzionari di banca. E sfruttando le difficoltà post Covid delle piccole e medie imprese locali e nazionali proponevano finanziamenti vantaggiosi. Previa la stipula di una polizza. Che alla fine è risultata carta straccia.
La truffa
Così quasi 200 persone sono state truffate da tre persone – altrettante risultano irreperibili, mentre due sono state prosciolte in udienza preliminare – che ieri mattina si sono presentate davanti al tribunale di Brescia per la prima udienza di un processo che al massimo porterà a delle condanne, ma che difficilmente vedrà le vittime ottenere indietro il denaro versato. Vale a dire centinaia di migliaia di euro complessivamente che il gruppo ha incassato attraverso bonifici. Soldi che secondo le indagini sono spariti, probabilmente trasferiti su conti esteri. Sono 186 le vittime della maxi truffa e tra le parti civili si sono costituiti anche due istituti di credito: Bnp Paribas e Mediocredito Centrale – Banca del Mezzogiorno. Gli imputati via mail, su carta intestata fasulla, o al telefono spendevano infatti con imprenditori in difficoltà il nome delle banche per accreditarsi agli occhi degli interlocutori.
Il meccanismo
Proponevano la possibilità di accedere a contratti di finanziamento garantiti da Cassa Depositi e Prestiti alla sola condizione della sottoscrizione di una polizza assicurativa con versamento di un premio unico iniziale tra l’1,2% e l’1,4% del valore del prestito. Il gruppo di truffatori fissava anche appuntamenti per incontrare di persona gli imprenditori con l’obiettivo apparente di far firmare gli accordi. «Puntualmente disertati» viene scritto agli atti dell’inchiesta. E così le vittime versavano «al buio» le somme richieste. Stando alla ricostruzione della Procura nel gruppo al centro delle indagini c’era anche chi aveva il compito di prelevare dai conti il denaro e di trasferirlo più volte per non lasciare tracce. Fino a farlo definitivamente sparire. C’è poi chi aveva dato la disponibilità a intestarsi account di posta elettronica e utenze telefoniche utilizzati per le truffe, «nonché conti correnti per i primi bonifici». E così, passaggio dopo passaggio, la truffa, iniziata nel 2020, è proseguita fino a quando le vittime, scoperto il raggiro, hanno denunciato.
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