“La sostenibilità non è passata di moda”


Sostenibilità e competitività non sono in contrapposizione, ma sono anzi complementari e si rafforzano a vicenda. Sempre più imprese scelgono di investire nella sostenibilità, consapevoli dei vantaggi economici e reputazionali che ne derivano.

È questo il messaggio emerso con forza dalle numerose esperienze raccontate durante l’evento “Sostenibilità o competitività: un falso dilemma” che il 7 maggio, presso l’Auditorium del Museo nazionale della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” a Milano, ha dato il via alla nona edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile. “Qualcuno sostiene che la sostenibilità sia passata di moda, ma questo Festival dimostra il contrario” ha sottolineato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS, ricordando anche la partecipazione da record da parte della società civile, con oltre 1200 iniziative organizzate in Italia e online da scuole, associazioni, aziende e territori.

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La giornata si è aperta con un video in ricordo di Papa Francesco, che negli anni ha portato più volte l’attenzione sulla condizione delle persone vulnerabili, povere e migranti, e sulla crisi climatica, come espresso nell’enciclica Laudato Si’ e Fratelli Tutti – a cui l’ASviS ha dedicato un Quaderno nel 2021.

Sono contento che questa manifestazione parta da Milano per motivi di auto responsabilizzazione”, ha spiegato Giuseppe Sala, sindaco di Milano, sottolineando il ruolo delle città, e dei sindaci in particolare, nell’attuazione dell’Agenda 2030, ad esempio attraverso l’offerta del servizio pubblico. In particolare, Sala ha ricordato la necessità di avere coraggio, lungimiranza e buon senso nell’applicazione e nei tempi del cambiamento perché “amare la propria città significa guardare al lungo periodo e rinunciare a un facile consenso immediato”.

Anche il presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, ha evidenziato i rischi di una politica troppo concentrata sul quotidiano e lontana dalle sfide reali, perdendo di credibilità. Il Festival, ha spiegato Stefanini, vuole essere un’occasione per riflettere sulle sfide e sugli strumenti a disposizione per affrontarle, un modo per “favorire il pluralismo e la partecipazione della società civile” e per “raccogliere nuova energie e nuove idee da mettere a disposizione del futuro del nostro Paese”.

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Voci dall’Italia, non da Marte 

Alcune di queste nuove idee sono state presentate proprio durante l’evento di apertura. È il caso del progetto di immersive storytelling Emotional, finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e raccontato da Eleonora D’Ascenzi dell’Università di Firenze. Grazie all’utilizzo della realtà virtuale e di video a 360°, il progetto Emotional permette all’utente di seguire il processo produttivo come se fosse al posto dell’oggetto di design che viene realizzato. Dario Casalini, fondatore di Slow fiber, ha presentato i principi e le attività della rete di aziende italiane della filiera tessile, nata nel 2022 da Slow food, per promuovere modelli produttivi che offrano beni belli, sani, puliti, giusti e durevoli nel rispetto della manodopera e dell’ambiente.

Presentazione e discussione del Rapporto di Primavera 2025 dell’ASviS

L’incontro è proseguito con la presentazione, a cura del direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini, del Rapporto di Primavera “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità”, realizzato dall’Alleanza in collaborazione con Oxford economics. Il quadro globale è drammatico e preoccupante tra attacchi alla scienza e alla transizione ecologica, guerre, aumento del debito nei Paesi in via di sviluppo e conseguenze della crisi climatica. Stiamo già subendo le conseguenze di queste situazioni, ma il rischio è pagare un prezzo ancora più alto a causa dell’inazione. A causa dell’inerzia politica e del fenomeno Nimto – Not in my term of office – si continua a rimandare le scelte necessarie. Ora però siamo di fronte a un bivio ed è necessario “decidere se mollare o accelerare”. Guardando i dati la scelta è evidente: investire nella sostenibilità conviene. “Le imprese italiane che hanno scelto di investire nella transizione ecologica e digitale migliorano le condizioni economiche, aumentano la produttività, la competitività e i profitti” ha spiegato Giovannini, ricordando che una parte significativa delle aziende del nostro Paese ha già intrapreso un percorso verso lo sviluppo sostenibile.

  

Oltre ad aumentare la produttività e ridurre i costi, la sostenibilità permette anche di attrarre i giovani talenti, allineandosi con i loro valori, ha sottolineato Angelica Krystle Donati, presidente nazionale dei Giovani Ance, durante la tavola rotonda moderata da Nicola Saldutti, capo redattore economia del Corriere della Sera. All’inizio alcune aziende erano diffidenti verso la transizione, “anche perché era stata posta più come un onere e non come un’opportunità, non si comprendeva il valore aggiunto”. Secondo Donati è quindi fondamentale aiutare le imprese ad affrontare i costi iniziali di questi cambiamenti; per farlo, Ance ha messo a disposizione delle aziende alcuni strumenti, tra cui un carboon fooptint tool per individuare gli impatti maggiori lungo la filiera.

Anche Giovanna Melandri, presidente di Human foundation, ha sottolineato l’importanza di supportare le imprese in questa fase, ad esempio nella rendicontazione non finanziaria. “Dobbiamo aiutare le imprese a farla, non eliminarla”, ha affermato Melandri, “altrimenti si rischia di avere un mercato in cui l’offerta e la domanda non coincidono più”. Secondo Melandri, questi sforzi richiedono un impegno multilaterale globale e il mercato, incluso quello finanziario, può offrire spazi per costruire alleanze.

Il multilateralismo, e in particolare la crisi che sta affrontando, è stato al centro dell’intervento di Mario Monti, presidente dell’Istituto Javotte Bocconi. “L’atteggiamento degli Stati Uniti sul cambiamento climatico è un esempio di un fenomeno più vasto e pericoloso: la diffidenza dei populisti nei confronti della cura e della fornitura dei beni pubblici globaliha affermato Monti. In questo momento l’Unione europea può e deve guidare la costruzione di una intesa tra democrazie liberali, ora che l’impegno degli Stati Uniti nelle organizzazioni internazionali si sta riducendo.

Le imprese che investono in innovazione – e la sostenibilità è un abilitatore di questi investimenti – possono vedere il tasso di crescita del loro fatturato superiore dell’1% rispetto a quelle che non lo fanno” ha spiegato Alessandro Terzulli, chief economist, impact e Esg di Sace, sottolineando come il dinamismo degli investimenti sostenibili si stia verificando in Italia senza distinzione tra le aree geografiche del Paese o tra settori e con poca differenza tra piccole e grandi imprese.

Keynote speech: il ruolo dell’Unione europea nei nuovi scenari geopolitici

Dopo la prima tavola rotonda è intervenuto Paolo Gentiloni, già Commissario europeo agli affari economici, che ha evidenziato le opportunità per l’Unione europea in un momento di ridefinizione dell’ordine globale, riallacciando i rapporti con i Paesi del Sud globale e presentandosi come un partner affidabile. Fondamentale la leadership nell’azione climatica svolta dall’Ue in questi anni, anche se secondo Gentiloni occorre riconoscere alcuni errori fatti nella promozione della transizione ecologica, tra cui un eccesso di rigidità e una sottovalutazione dell’impatto sulla società. “Abbiamo perso la battaglia delle narrative, e su questo dobbiamo recuperare”, ha spiegato Gentiloni, “tra i gilet gialli e Greta Thunberg hanno vinto i gilet gialli”.

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La transizione ecodigitale: il nuovo paradigma per la competitività sostenibile

Come arrivare quindi alle persone quando si parla di sostenibilità? Ne ha parlato in un video intervento Lorenzo Pregliasco, founding partner Quorum e YouTrend: secondo un sondaggio realizzato da YouTrend, quasi l’80% delle persone intervistate afferma che una comunicazione più orientata alle soluzioni e meno all’allarmismo sarebbe più efficace nel coinvolgere le persone nel dibattito sulla sostenibilità.

Il secondo panel della mattinata, moderato da Marco Frittella, direttore comunicazione e relazioni istituzionali della Rai Com, è iniziato con un intervento di Valerio de Molli, managing partner e Ceo, The European House – Ambrosetti e Teha group, che ha ricordato come l’Italia sia il secondo Paese per perdite economiche legate al cambiamento climatico. “Il pianeta sta urlando e chiede aiuto”, ha affermato de Molli, “ma a volere maggiore attenzione sulla sostenibilità sono anche gli investitori”: la sostenibilità migliora la reputazione aziendale, dato che i consumatori sono sempre più attenti, motiva i dipendenti e attrae i giovani talenti.

I ritorni positivi riguardano anche la performance economica e finanziaria perché le aziende ora “non stanno vedendo la sostenibilità come un’attuazione di una normativa che arriva da Bruxelles, ma come un’opportunità per rivedere i propri modelli di business e innovare” ha spiegato Mario Corti, senior partner di Kpmg. La sostenibilità non è più percepita come un costo, ma come un investimento.

La sfida per le imprese è “tenere insieme le possibilità economiche delle famiglie con le molteplici dimensioni della sostenibilità” ha sottolineato Albino Russo, direttore generale di Ancc-Coop, ricordando l’importanza di stabilire un “giusto prezzo” che permetta al consumatore di soddisfare i propri bisogni, senza compromettere i diritti dei lavoratori, un “giusto prezzo” anche per le future generazioni. I consumatori italiani, infatti, non sono in grado di pagare un prezzo più alto per un prodotto sostenibile perché si è eroso il loro potere d’acquisto.

Maria Enrica Danese, direttrice corporate communication and sustainability di Tim, ha raccontato un esempio concreto delle opportunità offerte dalla transizione ecologica: negli ultimi anni Tim ha deciso di investire nelle rinnovabili, stringendo un accordo con un operatore di energia eolica. Questa scelta ha permesso all’azienda di risparmiare centinaia di milioni di euro quando sono aumentati i prezzi dell’energia a causa dell’invasione russa in Ucraina. Danese ha anche sottolineato la necessità di adottare degli standard così da “portare valore alle imprese che hanno già intrapreso queste azioni, oltre a incentivare il mercato ad allinearsi”.

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La sostenibilità è ancora più evidente nelle nuove iniziative imprenditoriali, in quelle imprese c’è una sensibilità maggiore” ha spiegato Luigi Gallo, responsabile incentivi e innovazione di Invitalia. Per Gallo, oltre alla dimensione ambientale occorre fare attenzione agli aspetti sociali, soprattutto a fronte dei cambiamenti demografici e dell’invecchiamento della popolazione italiana. Il nodo cruciale, sottolineato più volte durante l’incontro, è lo sviluppo delle competenze perché “se un’impresa presenta un piano di risparmio energetico, deve presentare una relazione tecnica, ma ci sono ancora pochi tecnici che hanno le competenze per farlo.

Nicola Lanzetta, direttore Italia del Gruppo Enel, ha raccontato come alcuni cambiamenti ed evoluzioni nel mercato stiano già avvenendo: nel 2024 ci sono stati oltre 130mila nuovi impianti di piccole dimensioni per generare energia elettrica. “È un trend, uno sviluppo, e gli operatori devono seguirlo se vogliono coglierne le opportunità” ha spiegato Lanzetta: nel settore energetico, ad esempio, ci sono nuove possibilità nello sviluppo di infrastrutture che trasportino l’energia elettrica generata dagli impianti di piccole dimensioni ad altri utenti.

Ninell Sobiecka, presidente e amministratore delegato di L’Oréal Italia, ha raccontato di alcuni progetti attivi, realizzati in collaborazione con ong ed enti del Terzo settore, per offrire opportunità lavorative alle persone più vulnerabili e ai rifugiati, ricordando l’importanza della sostenibilità sociale. Queste iniziative migliorano la reputazione dei brand e permettono di attrarre i migliori talenti perché “i giovani sono attratti dalle aziende che hanno un forte senso di responsabilità ambientale e sociale”.

Keynote speech: le prospettive e il ruolo del settore privato

La mattinata si è conclusa con un video intervento di Francesco La Camera, direttore generale dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena), secondo cui per realizzare la transizione sono necessari tre fattori: “investimenti, maggiore collaborazione e valorizzazione del settore privato”. L’Irena cerca in particolare di sbloccare gli investimenti nelle energie rinnovabili, anche nei Paesi del Sud globale, convinta che questi finanziamenti possano creare ulteriori opportunità di sviluppo sociale ed economico.

Sessione pomeridiana – Keynote speech: gli investimenti per lo sviluppo sostenibile

I lavori del pomeriggio, ripresi dopo un networking lunch offerto da Eataly, sono stati aperti da un intervento di Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca europea per gli investimenti, che si è soffermata sull’importanza delle competenze: “Perché questa transizione abbia successo e sia in grado di generare competitività, abbiamo bisogno anche di un capitale umano che sia educato e propenso a interagire con un mondo sempre più innovativo”. Vigliotti ha poi raccontato la scelta della Banca europea per gli investimenti di finanziare progetti innovativi, tra cui una start up di Milano che in Sardegna sta testando un sistema di stoccaggio dell’energia attraverso la trasformazione della CO2 da stato liquido a gassoso, e viceversa.

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Dell’importanza di investire nell’innovazione e nelle competenze, in particolare dei giovani, ha parlato anche Jacopo Boschini, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Lombardia. “Dalle nuove generazioni partono i principi di innovazione poiché sono portatori di nuove idee ed energie vitali che possono trasformare il modo di fare business”, ha detto Boschini, “investire nei giovani significa investire nel futuro”.

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Federico Stefani, founder e Ceo di Vaia, ha raccontato la sua storia di innovazione: Vaia recupera e trasforma il legno degli alberi caduti a causa della tempesta che nel 2018 ha colpito le aree delle Dolomiti. Una storia di innovazione e di coinvolgimento delle filiere locali “perché la sostenibilità passa per le piccole comunità di cui l’Italia è ricca”, ha ricordato Stefani.

Le persone, il lavoro: la sostenibilità sociale è un costo?

Il terzo panel della giornata, moderato da Marco Frittella, è stato dedicato alla sostenibilità sociale, un aspetto che, come sottolineato da diversi interventi durante l’evento, è spesso sottovalutato. Andrea Cipolloni, Ceo Eataly Group, ha presentato l’impegno dell’azienda nel promuovere la sostenibilità e la tracciabilità, anche attraverso una formazione specifica sulle tradizioni enogastronomiche del nostro Paese. Diffondere la cultura della sostenibilità è uno degli aspetti cruciali anche per Simone Gamberini, presidente di Legacoop: “abbiamo un problema culturale profondo che non riguarda solo il management, ma anche la società e il rapporto con le istituzioni”. Il lavoro culturale, che passa anche attraverso la formazione di figure professionali specifiche come il cooperative sociability manager, è necessario per coinvolgere le piccole e le medie imprese.

Investire in attività di sostenibilità sociale offre vantaggi significativi, e le aziende ne sono consapevoli. “Nel 2024 sono stati spesi oltre tre miliardi e 400 milioni di euro da 400mila aziende in misure di welfare”, ha spiegato Alberto Pirelli, presidente della Fondazione Sodalitas, “se non lo facessero non sarebbero in grado di attrarre i giovani. E senza giovani non potrebbero essere al passo con lo sviluppo tecnologico, smetterebbero di essere competitive”. Anche Monica Salvestrin Brogi, consigliera delegata Confimprese e Founder Nau!, si è soffermata sull’importanza della sostenibilità sociale per attrare nuovi talenti: “Le azioni di inclusività di abilità diverse o di persone con background diversi sono corrette da un punto di vista etico, ma sono anche una leva strategica di sviluppo” ha affermato Salvestrin Brogi, ricordando la scelta di Confimprese di collaborare con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) perché “innovare significa sopravvivere e scoprire il talento dove non pensavi ci fosse”.

In questo momento così delicato per la transizione ecologica, occorre analizzare anche le conseguenze sociali dei cambiamenti che è necessario innescare. L’impatto sul mondo del lavoro non sarà omogeneo (l’80% delle emissioni di gas serra in Italia sono concentrate in settori che occupano il 6% delle persone), ma colpirà solo determinati settori e alcune categorie di lavoratori, in particolare le persone più fragili e con livello di competenze più basse. È necessario quindi investire sugli individui, sulle famiglie e sulle comunità, come ha ricordato Stefano Scarpetta, direttore per il lavoro e gli affari sociali dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). “Come si può fare? Bisogna investire nella formazione, non solo nell’educazione a scuola, ma nella formazione continua” ha spiegato Scarpetta, denunciando gli scarsi investimenti nella formazione degli adulti.

Marisa Parmigiani, presidente di Sustainability makers – the professional network, si è concentrata sulla necessità di formare figure professionali in grado di dialogare con la comunità e con gli enti del Terzo settore, promuovendo iniziative di sostenibilità sociale, compiti tipicamente affidati al sustainability manager. Le iniziative di volontariato d’impresa, ha ricordato Parmigiani, sono un tipico esempio di attività che “crea relazioni con il luogo in cui si opera e accrescono il senso di appartenenza, il senso di ingaggio e l’idea di comunità”.

Le Olimpiadi Milano-Cortina 2026: una scommessa sul futuro

La sostenibilità è ormai un fattore cruciale non solo nelle attività imprenditoriali, ma anche nell’organizzazione dei grandi eventi. Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha raccontato alcune delle iniziative intraprese per la realizzazione delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, tra cui l’installazione di “casette temporanee, senza consumo di suolo, che verranno riutilizzate dalla protezione civile” al posto della costruzione di un villaggio olimpico.

La finanza per la sostenibilità: sogno o realtà?

L’ultimo panel della giornata si è concentrato sul mondo della finanza, da cui arrivano segnali poco incoraggianti, ha affermato Mario Calderini del Politecnico di Milano: “Un dato che mi ha colpito molto e che dà conto della natura del fenomeno è che in Europa circa 320 fondi hanno cambiato nome, togliendo qualunque riferimento ai criteri Esg e alla sostenibilità”. Una reazione di distanziamento che per Calderini è dovuta in parte all’over-regulation dell’Unione europea e alla sottovalutazione degli impatti sociali. Ci sono però motivi per restare ottimisti: questa fase di cambiamento, secondo Calderini, si tratta di un riassetto strutturale dopo un periodo di grande entusiasmo che può offrire grandi opportunità per riequilibrare i criteri, dando uguale importanza agli aspetti ambientali, sociali e di governance.

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In questo momento un ruolo fondamentale è svolto dalla borsa, che funge “da ponte tra le aziende e gli investitori e da formatore su tutti i temi della sostenibilità e dell’Esg” come lo ha definito Claudia Parzani, presidente di Borsa italiana. Borsa italiana, ad esempio, ha iniziato un progetto di Esg investing, coinvolgendo prima le aziende più grandi e poi le medie imprese, per rafforzare il ruolo di facilitatore che la borsa può avere e favorire la contaminazione delle buone pratiche.

Se a livello politico e di mercato si stanno verificando cambiamenti significativi, “per i soggetti regolatori, come la Banca centrale europea, non è cambiato molto”, un punto importante che, secondo Francesco Timpano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, può favorire la tenuta del sistema, con ricadute anche sugli istituti bancari e finanziari.

In generale “la finanza è stata un grande abilitatore per la sostenibilità, per l’apporto non solo dei capitali, ma anche del metodo” ha sottolineato Fabio Massoli, direttore Amministrazione, finanza, controllo e sostenibilità di Cassa depositi e prestiti (Cdp). La finanza, tuttavia, può fare ancora di più, ad esempio, integrando nella valutazione di rischio anche una serie di criteri di impatto e di valutazione ambientale e sociale, come sta cercando di fare anche Cdp.

C’è chi sta sognando di poter tornare indietro, al capitalismo di una volta, anche ai rapporti internazionali di una volta […] e ora si apre un’opportunità per l’Europa” ha affermato Enrico Giovannini a conclusione dell’evento. Nonostante la situazione internazionale e quanto sta accadendo anche all’interno della Commissione europea ci sono alcuni segnali promettenti: sempre più imprese si sono convinte che la sostenibilità sia un fattore positivo per la competitività e la spinta straordinaria dell’ultima legislazione è entrata negli atti normativi. Ora è quindi il momento di non arrendersi, ma di dialogare con tutti gli attori della società e collaborare per poter resistere all’opposizione e accelerare la transizione.

di Maddalena Binda

 

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VEDI:

Il video integrale dell’evento (sessione mattutinasessione pomeridiana)
Il comunicato stampa
Il Rapporto di Primavera
La sintesi del Rapporto di Primavera
La news sul Rapporto di Primavera
La presentazione del direttore scientifico Enrico Giovannini
La presentazione di Valerio De Molli
Il video-omaggio a Papa Francesco
Il video di Lorenzo Pregliasco

 



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