Dati di fatto. Accesso negato


L’accesso al credito è la possibilità, per le persone fisiche o giuridiche (le imprese), di ottenere finanziamenti da banche o istituti di credito per sostenere spese, investimenti o esigenze di liquidità. È importante perché consente alle imprese di finanziarsi per crescere, e alle persone fisiche di poter compiere acquisti significativi come quello di una casa.

Una ricerca condotta dalla Federazione autonoma bancari italiani (Fabi) ha evidenziato che nel 2024 sono stati concessi dalle banche alle famiglie 474 miliardi di euro di credito. Di questi, 215 miliardi (il 45,4%) sono stati cointestati, mentre 164 miliardi (il 34,6%) sono stati concessi a soli uomini e solo 95 miliardi (il 20%) a sole donne.

Microcredito

per le aziende

 

Il divario in termini di accesso al credito ha delle differenze anche in termini di macro-aree geografiche: se al Centro le donne che hanno accesso al credito rappresentano il 22,29% del totale del credito concesso, al Sud scendono al 17,85%. In particolare, la Campania è la regione in cui le donne hanno la quota minore di accesso al credito: qui, viene erogato a donne solo il 16,6% del credito concesso, mentre in Valle d’Aosta viene erogato a una clientela femminile il 25% dei crediti concessi.

Il divario di genere passa anche attraverso i finanziamenti: su un totale di finanziamenti pari a 4,7 milioni di euro, 1,9 milioni sono riconducibili a uomini, circa 2 milioni sono contestati, mentre la parte residuale spetta alle donne.

Nonostante alle donne venga riconosciuto un approccio più cauto e meno incline al rischio rispetto agli uomini – caratteristica che dovrebbe favorire non solo un più facile accesso al credito ma anche un tasso di interesse più basso –, viene loro concesso meno credito. Inoltre, numerose evidenze empiriche confermano che, a parità di rischio del progetto, le donne hanno minori probabilità di ottenere capitale di rischio rispetto agli uomini. Questo vale sia per il credito bancario sia (ancor di più) per il venture capital e il private equity.

Come conseguenza, le donne imprenditrici hanno una limitata capacità di investimento, le imprese da loro guidate sono più piccole in termini dimensionali, più vulnerabili e meno innovative.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per risolvere questa disuguaglianza serve una maggiore educazione finanziaria delle donne, ma non solo: occorre che le istituzioni finanziarie imparino a interagire con le donne superando bias consci e inconsci che spesso portano, a parità di tutte le altre condizioni, a essere più inclini a concedere credito agli uomini.



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