L’indiana jones del sud e la (faticosa) ricerca del microcredito perduto


Il terzo rapporto annuale sul Microcredito e l’inclusione finanziaria in Italia, pubblicato a febbraio da Banca Etica, non dà adito a dubbi: il credito di piccolo importo alle imprese va scomparendo. Sia quello per l’ordinaria gestione che, ancora di più, per le start up.

Il nostro imprenditore che ambisce ad essere finanziato si deve trasformare in un novello Indiana Jones alla ricerca dell’Arca perduta nella giungla del mercato del credito. La cifra delle difficoltà che deve affrontare è data dall’Indice di Inclusione finanziaria, strumento che misura quanto i cittadini di un territorio hanno accesso e utilizzo effettivo dei servizi bancari e finanziari di base. L’iniziativa punta ad evidenziare come l’accesso alla finanza non sia garantito allo stesso modo per tutti, nonostante sia ormai considerato un diritto fondamentale. L’Indice elabora diversi indicatori (ad esempio: quanti cittadini hanno un conto bancario, quante filiali sono disponibili, l’uso del Pos o di strumenti di credito) e costruisce una misura sintetica per capire quanto un territorio o una comunità siano inclusivi dal punto di vista finanziario.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Fatto pari a 100 questo indice vede le 10 Regioni del Nord in testa con un indice compreso fra 104 della Lombardia e 86 delle Marche. Mentre le 10 Regioni del Sud, comprendendo anche Valle d’Aosta e Liguria, non superano 85 e arrivano anche al 65 della Basilicata. Comunque tutte indistintamente accusano un forte rallentamento fra il 2021 e il 2022 dopo l’epoca Covid. La nostra Puglia vede le province di Bari e BAT con indice rispettivamente di 88 e 85; Foggia e Lecce appaiate a 77 e Brindisi e Taranto a 74. Indiana Jones meridionale deve essere più tenace per vincere la sfida del credito; non è una novità!

Le ragioni, oltre quelle ataviche di un rapporto impieghi/depositi sempre poco generoso, sono da individuarsi nei criteri di concessione più stringenti e nel progressivo abbandono del presidio del territorio da parte delle banche, solo in parte compensato con l’home banking. Comunque si riscontra una tendenza negli ultimi tempi ad un cambio di strategia con le banche del territorio che tornano a vedere nella prossimità alle imprese un fattore chiave del successo e all’avvento di nuovi attori finanziari concentrati su questa fascia di credito.

Ebbene, in questo contesto, quali strade deve battere il nostro Indiana Jones del Sud per far finanziare la propria impresa? Le soluzioni individuate dal rapporto Banca Etica sono: agevolare la raccolta di fondi da parte degli Operatori di Microcredito anche innalzando il plafond di garanzia statale loro spettante e supportare il costo dei servizi di assistenza finanziari alle imprese finanziate con contributi pubblici, in modo da renderle meno rischiose. Eppure il nostro imprenditore sul proprio cammino troverà diverse alternative, almeno sulla carta. Tutte più o meno condizionate da un vecchio preconcetto, ormai smentito dai fatti di tutti i giorni, secondo cui la garanzia sia di per sé sufficiente ad ottenere il credito. Infatti appare convinzione di tante imprese, associazioni di categoria e stakeholders vari che la garanzia possa essere la panacea di tutti i mali del credito alle micro e piccole imprese, anche prescindendo dal merito creditizio. Del resto anche il legislatore sembra avvalorare tale errato convincimento.

Così accadrà che l’imprenditore rivolgendosi alla banca per un finanziamento per esigenze di cassa o di investimenti (il c.d. credito di importo ridotto), avendo saputo che può godere della garanzia pubblica diretta fino a 40 mila euro o fino a 100 con l’intervento di un Confidi garante autorizzato dal Fondo Centrale di Garanzia anche «senza analisi del merito creditizio» – come viene testualmente dichiarato – constaterà l’amara realtà del rifiuto se l’impresa non sarà meritevole. Stessa sorte, forse ancora più amara, toccherà al neo imprenditore se non presenterà un adeguato piano di impresa. Anche in questo caso è previsto che la garanzia pubblica possa essere ottenuta «senza analisi del merito creditizio» se interviene un confidi garante autorizzato o allegando un business plan in caso di garanzia diretta della banca (il c.d. credito a start up).

Prestito personale

Delibera veloce

 

Non sfuggono alla regola del «senza analisi del merito creditizio» anche i cosiddetti Operatori di Microcredito, quelli principalmente citati nel rapporto Banca Etica, che possono erogare credito esclusivamente fino a 100 mila euro godendo automaticamente della garanzia statale, senza se e senza ma, purché prestino i cosiddetti «servizi accessori» che tendono a permettere alla neo impresa una gestione economico finanziaria consapevole. Purtroppo anche loro, con gli alti indici di default che hanno dovuto registrare, ormai si sono fatti giustamente molto più attenti e non prescindono dalla corretta analisi del merito creditizio essendo particolarmente concentrati nel finanziare start up o piccole imprese nei primi anni di vita.

Ma allora il nostro Indiana Jones come farà a trovare la sua Arca Perduta? Sono solo chimere quelle che cantano del credito possibile alle piccole imprese «anche senza analisi del merito creditizio»? Purtroppo si; ed è giusto che sia così, aggiungiamo noi. E allora la garanzia non serve a nulla come ci si ritrova a dover ancora ascoltare in tanti consessi, anche qualificati? Serve il giusto perché può ridurre il rischio di perdita attesa ma non serve a migliorare il merito creditizio dell’impresa; il famigerato rating dell’impresa.

Consentire agli intermediari creditizi di poter avere la garanzia, salvo poi negargliela se hanno fatto credito «alla leggera», non equivale a poter pretendere che le banche siano obbligate ad erogare credito. E allora Indiana Jones è meglio che lo comprenda; e al più presto.

È opportuno che si attrezzi a gestire la propria impresa in modo corretto e adeguato ai nuovi requisiti richiesti dal mercato del credito con un essenziale controllo della propria gestione economico-finanziaria facendosi assistere da chi lo fa giornalmente che gli possa fornire i «servizi accessori».

Purtroppo anche le banche sembrano non averlo compreso; nella nostra regione solo una è convenzionata con l’Ente nazionale del Microcredito. Ciò le consente di far prestare, alla rete dei tutor riconosciuti dall’Ente nazionale come Fidit, i servizi accessori e poter usufruire della garanzia diretta all’80% anche per le start up. Strano ma vero! Anche le banche il meccanismo non lo hanno compreso.

Se non si attrezzano tutti, banche e imprese, la conquista dell’Arca perduta resterà un miraggio e con esso il miglioramento dell’indice di inclusione finanziaria al Sud.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contributi e agevolazioni

per le imprese