Ankara e Roma alleate sui droni. Si stringe su reti, gas e infrastrutture


Rapporti bilaterali, investimenti reciproci, ma anche cooperazione in Paesi terzi, soprattutto sulle infrastrutture. Parte da queste basi la corsa per incrementare gli scambi tra Italia e Turchia fino a 40 miliardi. L’obiettivo è ambizioso: sette miliardi in più nel breve termine. Un lasso di tempo che per le imprese vuole dire circa due anni. Le potenzialità ci sono. Già da dopo il Covid, come ricordato dal direttore generale dell’Ice, Lorenzo Galanti, la crescita è stata del 68,6% in cinque anni, portando l’interscambio a 32 miliardi nel 2024.

SISTEMA PAESE
I soli accordi firmati ieri da Sace, il gruppo assicurativo e per l’internazionalizzazione che fa capo al Tesoro, valgono 1 miliardo di euro in export e guardano, tra gli altri settori, alle costruzioni. Ad esempio con il sostegno ai progetti infrastrutturali in Tanzania e Turchia collaborando con Yapi Merzeki e con il gruppo Limak. O ancora aiuterà la moda o la meccanica, favorendo in particolare la fornitura di macchinari industriali italiani.

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Un’ulteriore spinta arriverà dalle intese siglate da Cassa Depositi e Prestiti con Tkyb (prima beneficiaria di un finanziamento da 50 milioni a valere sul fondo per il clima), Turk Eximbank e Tskb, e dalla controllata Simest con l’agenzia di promozione degli investimenti, Invest in Turkey. Lo scorso 7 aprile Cdp ha poi lanciato ufficialmente in Turchia la piattaforma per fare incontrare le aziende italiane con le controparti locali. «Ha già coinvolto oltre 550 imprese e generato quasi 100 incontri», ha spiegato il direttore degli Affari europei e internazionali di Cassa, Pasquale Salzano.

LE COMMESSE
Finanza agevolata, sostegno alle commesse e il ruolo di partner nell’equity sono invece le linee di sostegno alle pmi italiane delineate da Regina Corradini D’Arienzo, amministratrice delegata di Simest. La manager ha voluto ricordare anche un ulteriore strumento, un fondo equity per le infrastrutture che potrà accompagnare le imprese in mercati terzi.

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Fiore all’occhiello del vertice intergovernativo tra la premier Giorgia Meloni e il presidente e turco, Racep Tayyp Erdogan, è stata la joint venture per la produzione di droni che vede protagonisti Leonardo e il gruppo con sede a Istanbul Baykar. Le due società metteranno a fattore comune i propri punti di forza. Baykar metterà le piattaforme, il drone quindi; Leonardo l’elettronica e i radar, nonché le certificazioni aeronautiche in Europa, snellendo la burocrazia per il partner turco. La jv, i cui velivoli saranno destinati sia alle Forze armate italiane sia all’export, potrà contare in Italia sui siti industriali della partecipata guidata da Roberto Cingolani e sugli stabilimenti del gruppo turco, inclusi quelli di Piaggio Aerospace, recentemente rilevata da Baykar.

INFRASTRUTTURE

Nel campo delle telecomunicazioni il partenariato tra Ankara e Roma si basa sul memorandum tra Sparkle e Turkcell per un cavo sottomarino che partirà da Izmir. L’Italia è inoltre in prima fila nello sviluppo del giacimento di gas di Sakarya e guarda alle materie prime critiche. «Approfondiremo questo ambito di collaborazione», ha assicurato Meloni.

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