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Romania, una piattaforma per le aziende del tech


La Romania continua a rappresentare una destinazione interessante per le imprese italiane. La vicinanza geografica, l’integrazione culturale, la presenza di una manodopera qualificata e le politiche di incentivo compensano le criticità ancora presenti. Le relazioni economiche tra Italia e Romania rappresentano un caso di successo tra le esperienze di internazionalizzazione delle imprese italiane. Con oltre 20.000 aziende italiane attive sul territorio romeno, una presenza costante tra i primi partner commerciali e un tessuto imprenditoriale fortemente integrato, il dialogo economico tra i due Paesi è diventato sempre più strategico. In uno scenario europeo in trasformazione, il partenariato economico tra Italia e Romania si conferma una solida base per costruire sviluppo, innovazione e competitività.

ItaliaOggi ne ha parlato con Alfredo Durante Mangoni, Ambasciatore d’Italia a Bucarest, e Sebastian Gutiu, managing partner di Schoenherr Romania.

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Come sono cambiate le relazioni commerciali tra Italia e Romania negli ultimi anni?

Alfredo Durante Mangoni: Il rapporto tra Italia e Romania è profondo, radicato e in continua evoluzione. È un dialogo fondato su legami storici, culturali e sociali molto solidi, rafforzati negli anni da una cooperazione economica che ha saputo adattarsi ai cambiamenti del contesto europeo e globale.
Nel 2024 abbiamo celebrato 145 anni di relazioni diplomatiche, un’occasione che è stata valorizzata dal Vertice intergovernativo italo-romeno. Questo evento ha rafforzato il partenariato strategico già in atto, confermando la volontà politica di rilanciare la cooperazione in settori chiave.
A margine del Vertice si è tenuto un Forum economico bilaterale con oltre 200 aziende italiane e romene, a dimostrazione dell’interesse crescente per un partenariato sempre più strutturato.

L’Italia è stabilmente il secondo partner commerciale della Romania dopo la Germania. Gli scambi commerciali si attestano vicino ai 20 miliardi di euro annui e mostrano una tendenza in crescita.
La presenza italiana è radicata: oltre 20.000 imprese a capitale italiano operano in Romania, alcune con una tradizione ormai trentennale. A queste si aggiunge una comunità romena in Italia che supera il milione di persone, integrata e attiva anche dal punto di vista imprenditoriale.

Il Sistema Italia in Romania (Ambasciata, ICE, Camera di Commercio italiana, Confindustria) è molto attivo nel supportare le aziende. Il ruolo è anche quello di accompagnare un’evoluzione: la Romania non è più solo una destinazione per delocalizzare produzione a basso costo, ma una realtà competitiva che punta su innovazione, formazione e qualità.

Quali settori presentano oggi le maggiori opportunità per gli investitori italiani?

Alfredo Durante Mangoni: Abbiamo recentemente condotto uno studio sull’impatto degli investimenti italiani in Romania, prendendo in esame dati dal 2013 al 2023.
I comparti con il maggior potenziale sono quelli dell’energia lungo tutte le declinazioni della decarbonizzazione dell’edilizia sostenibile e delle infrastrutture, grazie anche al sostegno dei fondi europei. Va poi sottolineata la crescente attenzione di Istituzioni e operatori romeni per il comparto della difesa, in un contesto europeo che impone un rafforzamento delle capacità industriali.
Si prospettano rilevanti le filiere, agroalimentare e dell’economia circolare – in cui l’Italia può offrire know-how e tecnologia – e l’IT, settore in rapida crescita. A questi si aggiungono i servizi finanziari, l’industria medicale e farmaceutica, e la sicurezza informatica.

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Come si presenta oggi il quadro macroeconomico della Romania?

Sebastian Gutiu: Il contesto economico romeno presenta luci e ombre. Da un lato, la Romania continua a registrare una crescita sostenuta, grazie a consumi interni robusti, investimenti pubblici alimentati dai fondi europei, una forza lavoro qualificata, e la recente adesione del Paese all’area Schengen. Dall’altro lato, il deficit fiscale elevato e il rinvio dell’adozione dell’euro generano incertezza. A inizio 2025, l’agenzia S&P ha rivisto al ribasso l’outlook sul rating sovrano. Si tratta di un segnale che invita alla cautela e alla responsabilità, ma non modifica la sostanza.

Quali sono le principali sfide legislative per gli investitori stranieri?

Sebastian Gutiu: Sul piano normativo, la Romania ha compiuto passi importanti verso l’allineamento agli standard europei, sia sul fronte regolamentare che fiscale. Tuttavia, permangono elementi di incertezza. Il PNRR e il percorso di adesione all’OCSE impongono riforme strutturali, che la Romania ha avviato ma che devono ancora concretizzarsi pienamente. La burocrazia, la mancanza di prevedibilità normativa e un’applicazione incoerente delle leggi possono creare difficoltà operative per le imprese. Un esempio è stata l’eliminazione improvvisa degli incentivi fiscali per lavoratori dei settori IT, edilizia, agricoltura e l’industria alimentare. Questo tipo di interventi, anche se giustificati da esigenze di bilancio, genera instabilità e impatta negativamente sulla fiducia degli investitori.

Sono previsti incentivi per chi investe in Romania?

Sebastian Gutiu: Sì, il governo romeno ha attivato diversi strumenti a sostegno degli investimenti.

Tra i principali:

  • InvestALIM, programma lanciato per sostenere lo sviluppo del settore alimentare.
  • Misure per le industrie energivore, con oltre 570 milioni di euro stanziati per migliorarne la competitività.
  • Un programma da 3 miliardi di euro per le energie rinnovabili, destinato a finanziare progetti solari ed eolici.

Inoltre, gli investimenti di rilevante impatto economico di valore superiore a 10 milioni di euro possono accedere a accedere a fondi non rimborsabili.

Quali sono le prospettive economiche per i prossimi mesi?

Sebastian Gutiu: Il 2025 sarà un anno delicato: oltre al contesto internazionale, la Romania andrà al voto per le elezioni presidenziali. Ciò potrebbe rallentare alcune decisioni politiche e riforme strutturali.

Quali settori sono più promettenti nel breve e medio termine?

Sebastian Gutiu: I comparti più attivi sono servizi, produzione, energia, commercio al dettaglio, immobiliare e costruzioni, agroalimentare, servizi finanziari. Il settore energetico è in piena trasformazione: il nuovo schema di sostegno tramite i c.d. Contratti per Differenza (CfD) e le agevolazioni UE puntano ad accelerare la transizione energetica. Si va verso un mercato più maturo, con crescente interesse per l’acquisto di impianti già operativi.

Qual è il ruolo della Romania nel settore tech?

Sebastian Gutiu: Il Paese si sta posizionando come un hub tecnologico regionale. Il settore IT&C ha trainato la crescita negli ultimi dieci anni grazie alla qualità della formazione tecnica e al costo del lavoro competitivo. Inoltre, il PNRR prevede investimenti significativi nella digitalizzazione della PA e delle imprese.

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